martedì, settembre 25

Are we too late

25 Giugno

- Papà quando torni?
- Presto amore...

La figura l'immagine sul cellulare va un po' a scatti, probabilmente a causa della distanza e del suo cellulare vecchio e poco sofisticato. Osserva da una posizione defilata il figlio accoccolato sul divano che regge con ambo le mani piccole lo schermo e ha gli occhi brillanti di aspettativa, ignorando invece quello che c'è sullo schermo, ma non la voce che gratta metallica.

- Passami la mamma, Liam.
- Yep! Mamy!

Si allunga, recupera il cellulare e schiaffa un sorrisetto imbarazzato in faccia al proprio ex, illuminato dal bagliore artificiale dello schermo del pc.

- Hei
- Hei
- Volevo ringraziarti, non era necessario che tu...
- Lo era, Cian, lasciamo perdere i convenevoli. Liam aveva bisogno, e sono venuta, it's as simple as that. Quando pensi di rientrare?
- Dovremmo essere a casa per il quattro luglio.
- Ne sei sicuro? Non prometterglielo se no-
- QUATTRO LUGLIO YEEEEE Andiamo sul lago a sparare i fuochi Daddy?!?  

Lei ruota lo sguardo verso il soffitto, fintamente esasperata e redarguisce il piccolo riguardo il non origliare le conversazioni degli adulti, beccandosi in risposta la lineare rimbeccata che se non vogliono essere ascoltati dovrebbero andare dove non si possono sentire.

- Cercherò di tornare in tempo, stiamo finendo di smantellare la base, la lasceremo con l'ultimo convoglio io e la zia, così, se nonno sta bene prendiamo la barca e usciamo a sparare i fuochi, va bene?

Lo vede anche lei, la testolina biondiccia che si fa i conti e cerca di valutare se sia una proposta accettabile e alla fine se ne esce con un annuire convinto e deciso, nonostante le tante variabili inclusa anche la salute del nonno che proprio benissimo non sta.

- Dai amore, ora saluta papà che deve tornare a lavorare e mi raccomando, tieni d'occhio la mamma che nessuno se la rubi mentre non ci sono.
- Signorsì tenente!
- Che stupidi.
- Ciao Cori
- Ciao Cian, fai attenzione.
- Will do. See you soon.

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2 Luglio

Sta prendendo un caffè alla macchinetta dell'ospedale, mentre l'ex cognata, assieme a Liam, intrattengono il suo ex suocero ricoverato per problemi cardiaci, in fondo l'età e il fumo hanno avuto la meglio sul fisico temprato dell'ex marine. Ha dormito poco e male e non sa perchè. Ha chiamato casa, tutto prosegue regolarmente, non ci sono problemi di sorta salvo i classici casini con la Nebbia Viola di cui ormai ha perso anche il filo. A Chicago di Philadelphia se ne fregano e il suo rapporto con la tecnologia non è migliorato di certo. Poi accade tutto di fretta, la corsa dei medici la fa voltare di scatto. Li fissa intensamente pregando che non svoltino a destra ma quando lo fanno scatta. Il caffè vola a terra e lei se ne frega, si lancia in direzione della stanza del suocero per vedere Liam in lacrime e il defibrillatore che viene caricato. Sgrana gli occhi sulle facce cupe di tutti i presenti e nella propria testa inizia a rivedere ogni dettaglio. Come ha fatto a non prevederlo? Sembrava abbastanza stabile, non sarebbe dovuto accadere i parametri, le medicazioni, era tutto regolare. Il figlio le si butta tra le braccia e lei stenta a capire, qualcosa non quadra. Shannon è una donna solida, difficilmente l'ha vista crollare e non lo aveva fatto la prima volta che suo padre aveva avuto un infarto. Poi con la coda dell'occhio nota una divisa in un angolo, volta la testa, la cartelletta tra le dita l'ha vista un sacco di volte. Scivola di nuovo con gli occhi alle mani della cognata e della suocera, in entrambe un foglio che le getta addosso illuminazione e sgomento allo stesso tempo. Trattiene la testa bionda contro il cuore, sente i pianti farsi via via più ovattati mentre arretra verso la parete nemmeno sperasse che si apra per ingoiarla e non farle realizzare nulla. 

Il telegramma parla chiaro. Il Tenente Holden è rimasto ferito mortalmente in un attacco al convoglio mentre rientravano. E con lui anche Kate. E' stato come un domino. La notizia ha infranto il cuore di suo padre che non ha più retto e non c'è stato più nulla da fare. 

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17 Luglio

Due settimane, tre funerali. Tutti e tre militari. Ad ognuno lo stesso vestito nero. Ad ognuno la stessa sfilza di condoglianze, più per il bambino che per lei. Ad ogni giorno passato le litigate si fanno più acri, feroci. Liam si è chiuso in un silenzio contratto, lo sente piangere nella sua stanzetta ma quando entra per controllare finge di stare dormendo e lei non sa che fare se non lottare perchè non glielo portino via. A Philadelphia sta succedendo di tutto e l'urgenza di tornare a vedere come stanno gli altri le batte contro le costole al ritmo dei capricci di Liam. Non ne vuole sapere di andare con lei e non ne vogliono sapere nemmeno la zia e la nonna. 

- Adesso improvvisamente diventa tuo figlio?
- Lo è sempre stato, non iniziare.
- Cristo Cori se non ti conoscessi penserei che lo fai solo per i sold di Cian.

Lì non ci ha visto più. Il pugno le è partito sordo, il crack che ha provocato le ha fatto gelare il sangue. Una notte in galera per "assault" almeno fino a che non si sono calmate entrambe e la cognata ha ritirato la denuncia di lesioni, ma di scuse non se n'è vista l'ombra. Quantomeno le ha rimesso a posto il setto prima di venire arrestata. Con la puzza di orinatoio addosso rientra a casa per venire placcata da una testa bionda che le lacrima addosso tutta la frustrazione e la paura di aver perso anche l'ultimo genitore che gli è rimasto, strizzandole il cuore in pugno senza pietà. 

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23 Luglio

- Aaron che cazzo sta succedendo lì?

La chiamata all'unico avvocato di cui possa fidarsi arriva puntuale quando inizia la disputa quella vera per chi sia ritenuto più idoneo a prendersi cura del piccoletto, ma poi devia per toccare le questioni di Philadelphia in maniera più approfondita di quanto gli allarmi del POTUS e l'allerta meteo possano fare. Fuori escono notizie ma non sono mai le stesse di chi lì ci vive, e lì si sta male, ogni giorno che passa, sempre più caldo, sempre meno cibo e l'esercito che fa la guardia ai confini come se fosse un lebbrosario. Ha consumato il pavimento della cucina a furia di discutere con l'avvocato, e alla fine è stremata, talmente tanto da sentire il bisogno viscerale di scappare via da tutto e tutti. La situazione sembra precipitata in maniera inverosimile in poche misere settimane e non vede la luce alla fine del tunnel, nemmeno a sforzarsi. Le raccomandazioni che le arrivano dall'amico al telefono le ingoia amaramente. Aspettando l'udienza finale la custodia comunque resterà a lei, le viene detto, ma saranno feroci, e saranno spietati. Rinfacceranno ogni giorno in cui lei non c'è stata e ha scelto di non essere una buona madre e deve essere preparata. Il nervosismo sale ma si sforza in ogni modo di non riversarlo su Aaron che non c'entra nulla ed è anzi una delle poche speranze che le rimangono.
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- Fuck it! Liam, fai le valige, andiamo in quel bel posto della cartolina.

Forse un errore, forse no. Carica il figlio, le valige, il cane e si mettono in viaggio per raggiungere Andre. 

lunedì, giugno 18

A thousand years

La panchina sotto il sedere è diventata ormai scomoda, così come il caffè, che centellina nella speranza l’aiuti a distogliere la mente dal bisogno di una sigaretta, è diventato freddo ma non le importa. La luce filtra brillante tra le fronde vive e l’ombra si è allungata sul piccolo parco giochi nella periferia di Chicago. Distende le gambe e resta in contemplazione fino a che una presenza non si deposita accanto a lei su quella stessa panchina. Non ha bisogno di guardare per sapere che è qualcuno che conosce e quando la voce irrompe non sembra sorprendersi.

- E’ cresciuto tanto vero?
- Davvero.
- Scommetto che ti manca molto.
- Mh.

Accosta il bicchiere alle labbra, mordendo la plastica del salva-goccia, ruota lo sguardo di scatto lateralmente per inquadrare il profilo che ha bisogno di un paio di sguardi più prolungati per rispolverare tratti familiari. Stesso colore di occhi, stessa linea del naso, la bocca uguale a quella del fratello, per il resto diametralmente opposti.

- Jane come sta?
- Stanno smantellando, dovrebbero tornare a casa presto.
- Bene, l’importante è che tornino sani e salvi.
- Senza dubbio.

Il silenzio tra loro si fa pesante di parole non dette e tenute a stento tra i denti. Nell’esatto momento in cui la cosa si fa insostenibile, come se percepisse naturalmente il disagio, una piccola testolina chiara impatta contro il suo grembo dopo una corsa a perdifiato, sudaticcio e affannato. Passa le dita tra le ciocche impiastricciate e cerca di asciugarlo alla bene meglio perchè non si raffreddi troppo. Il sorriso quando solleva lo sguardo e cantilena un saluto affettuoso alla zia le apre il petto in due, così potente da farle perdere un colpo ogni volta che i loro occhi si incontrano. Non può fare a meno di sorridere, incontrollata, ogni volta che le piccole dita le aprono la mano, la cercano e giocano con le sue. Sulla strada verso casa, mentre Liam corre avanti inseguendo uno scodinzolante Mac che fa da protezione e da compagno di gioco lei lo osserva in silenzio, almeno fino a che non torna quella voce che recita la parte della coscienza.

- Io davvero non riesco a capire perchè ti torturi così.
- E’ complicato, Shannen.
- E’ la tua risposta a tutto, ma non è che la vita sia semplice di suo. 
- Questo lo so anche io, ma loro meritano di meglio
- Ne sei davvero così convinta? Perchè io so che mio fratello sarebbe più che felice di riaverti al suo fianco e a tuo figlio manchi più di quanto lui stesso immagini.
- ... Sei sempre una consolazione.
- Sono tua cognata, non devo essere consolante ma realistica.

***

La casa è silenziosa. Di ritorno dall’ospedale dove il suo ex suocero è ricoverato ha cucinato per suo figlio, lo ha osservato lavarsi i denti da bravo ometto, faticare con il pigiamino ma alla fine spuntarla nonostante gambe e braccia non volessero saperne di infilarsi nei fori corretti. Una storia veloce e poi si è rintanata in salotto dove si è piazzata sul divano, incapace di riprendere posto nel letto che un tempo era condiviso. Mentre rigira una fotografia tra le dita, un paesaggio meraviglioso sperduto in territori che sembrano ancora inesplorati lo scalpiccio di piccoli piedi le fa sollevare lo sguardo.

- Mummy?
- My love non dormi?
- Nh-Nh, posso stare un po’ con te?
- Papà che direbbe?
- Lui mi ci fa dormire a letto con lui se non riesco a dormire!
- Davvero?
- Yep!
- Oh well, immagino che allora vada bene.

Solleva la coperta per lasciargli spazio, le si arrampica addosso senza delicatezza, probabilmente abituato a farlo sul fisico ben più prestante del padre ma lei non emette un lamento. Assestato ha la testa contro il suo cuore, lo sguardo la sbircia da sotto è brillante e curioso, non domanda ma fissa a lungo la foto che stava guardando prima.

- Ti piace?
- Ah-ha, dov’è?
- Sai che non l’ho capito bene?
- Chi te la manda?
- Una persona molto importante per la mamma, è un po’ come se fosse il fratellino piccolo che non ho mai avuto. 
- Gli vuoi bene?
- Certo my love
- Più che a me?

Lei sbuffa dalle narici divertita. Piega il mento per baciargli la testa biondiccia che profuma di pulito e di buono.

- No, però vorrei tanto che lo conoscessi, sai? Ti piacerebbe molto.
- E’ irlandese?
- He is, yes.
- Allora gli vogliamo il doppio bene, sì?

Le strappa una risata di cuore mentre allunga le mani per carezzare la foto che tiene ancora tra le dita, gliela cede, chiedendogli di trattarla con cura perchè ci tiene a quegli scampoli, quei piccoli frammenti che Andre si lascia dietro. La rigira e passa il polpastrellino lungo le lettere scribacchiate dietro, fingendo di saper leggere quella grafia disordinata. Scivola più comoda sul divano, cingendo la vita del figlio per tenerlo meglio addosso mentre lui chiacchiera, racconta storie inventate guardando una foto di un posto lontano dove un pezzo di cuore ha deciso, dopo essersi staccato, di piantare radici e stare bene, anche per lei. 



Chiude gli occhi e si lascia irretire dalla vocina soffice almeno fino a che una mano non le si appoggia sulla guancia per ridestarla.

- Sing me a song, pleeeeeeeeeeeeease

Con il sonno che incalza, il tepore familiare di uno scampolo di felicità troppo raro per non prendersene cura recupera le forze, se lo tiene stretto addosso e lascia che la voce impastata accompagni entrambi in un posto molto più bello, dove "non fa troppo freddo. E la gente è buona. Basta che ti dai da fare e non si accorgerebbero del fatto che sei verde."



Heart beats fast
Colours and promises
How to be brave?
How can I love when I'm afraid to fall?
But watching you stand alone
All of my doubt
Suddenly goes away somehow

One step closer

I have died every day waiting for you
Darling, don't be afraid
I have loved you for a thousand years
I'll love you for a thousand more

Time stands still
Beauty in all she is
I will be brave
I will not let anything take away
What's standing in front of me
Every breath
Every hour has come to this

One step closer

I have died every day waiting for you
Darling, don't be afraid
I have loved you for a thousand years
I'll love you for a thousand more

And all along I believed I would find you
Time has brought your heart to me
I have loved you for a thousand years
I'll love you for a thousand more

One step closer
One step closer

I have died every day waiting for you
Darling, don't be afraid
I have loved you for a thousand years
I'll love you for a thousand more

And all along I believed I would find you
Time has brought your heart to me
I have loved you for a thousand years
I'll love you for a thousand more

giovedì, maggio 17

Toxic


- Mama torna a Philly, non ha senso che resti lì.
- Baby girl, non posso. Tuo padre ha bisogno di me.
- He's no good, ti lascerà sola di nuovo ad aspettare che esca.
- Piccola, un giorno forse capirai cosa significa... for now trust your mama, sarebbe peggio se lo lasciassi.


La mamma aveva ragione. Ci sono uomini capaci di strapparti il cuore di petto per tenerselo stretto perchè è l'unica maniera che conoscono di dimostrare un'emozione, calore, necessità; e poi quando inciampano se lo fanno cadere di mano frantumandolo in mille pezzi. E ogni volta si chinano, raccolgono scheggia dopo scheggia e diligentemente lo ricompongono. Ogni. Maledetta. Volta. 




Sai che è tossico. Ogni fibra di te sa che è una strada senza uscita, maledetta, dannata. Eppure... batte troppo forte. Fa male di un male a cui non riesci a resistere. Gli bastano due, tre parole, il suo bisogno diventa il tuo e il resto va a farsi fottere. Più forte di una sbronza, ti stordisce e ti stravolge. La botta di calore annebbia il resto e non importa quanto tempo sia passato, quanto tardi abbia fatto a tornare, è tutto perdonato.






Baby, can't you see
I'm calling
A guy like you should wear a warning
It's dangerous
I'm falling
There's no escape
I can't wait
I need a hit
Baby, give me it
You're dangerous
I'm loving it
Too high
Can't come down
Losin' my head
Spinnin' 'round and 'round
Do you feel me now?
Oh,
The taste of your lips
I'm on a ride
You're toxic I'm slippin' under
With a taste of a poison paradise
I'm addicted to you
Don't you know that you're toxic?
And I love what you do
Don't you know that you're toxic?
It's getting late
To give you up
I took a sip
From my devil's cup
Slowly, it's taking over me
Too high
Can't come down
It's in the air and it's all around
Can you feel me now?
Oh,
Taste of your lips
I'm on a ride
You're toxic I'm slippin' under
With the taste of a poison paradise
I'm addicted to you
Don't you know that you're toxic?
And I love what you do
Don't you know that you're toxic?
Don't you know that you're toxic?
Taste of your lips
I'm on a ride
You're toxic I'm slippin' under
With a taste of a poison paradise
I'm addicted to you
Don't you know that you're toxic?
With the taste of your lips
I'm on a ride
You're toxic I'm slippin' under
With a taste of the poison paradise
I'm addicted to you
Don't you know that you're toxic?
Intoxicate me now
With your lovin' now
I think I'm ready now
I think I'm ready now
Intoxicate me now
With your lovin' now
I think I'm ready now


mercoledì, maggio 16

Promettere

15.05.2027
In silenzio osserva la moto di Niall allontanarsi lungo la Ghost Road dopo che l’ha riportata alla clinica. E’ solo quando non percepisce più il rombo del motore come un ronzio nelle orecchie in lontananza che svuota i polmoni di un sospiro profondo, strisciando oltre la porta d’ingresso del Basement per andare ad infilarsi sotto terra. Chiude la pesante porta dietro di sè, taglia fuori il resto del mondo mentre un ronzio sinistro annuncia l’accensione dei sistemi di sopravvivenza di quel piccolo bunker nel Desert Side che ha eletto a nido, tana, a volte anche sarcofago. A Neit ci pensa Julia, i danni subiti nello scontro con Nuke non sono che un lontano ricordo, anche sulla sua pelle e lo deve solo a Dr. Exodus. Non è stato poi tanto male farsi strigliare a dovere, in fondo le manifestazioni di affetto, anche se sotto forma di tirate d’orecchi, lasciano un minimo di calore in più dietro lo sterno. Trascina una tazza dal tavolo d’acciaio e si scansa fino alla branda, l’aroma di caffè riempie l’aria stantia con una traccia più gradevole e resta in silenzio ad ascoltare il suono dei suoi stessi pensieri. 

E' stata una serata strana. Le premesse erano un "dobbiamo parlare" che non è mai qualcosa di buono, dove in realtà non c'era nemmeno nulla di male. La birra è sempre un ottimo pacificatore, ma più di tutto lo è il percepire sotto pelle la forza di un legame che è profondo e viscerale. Non a caso lo ha guidato fino allo spiazzo sul fiume, non a caso ha scelto quello scorcio, quell'angolo condiviso fino ad ora solo con una persona. Il suo posto, quello dove avrebbe voluto portarci Andre un giorno per parlare, e dove invece è finita per affrontare una questione ben più spigolosa con Niall. Non è giunta a sorpresa il fatto che la maschera di Neit sia stata inserita tra i ricercati, tutt'altro. E' già molto il fatto di non essersi trovata la Force a bussare sotto casa con le manette e un mandato d'arresto, una volta tanto. Non se la sarebbe presa comunque, i compromessi esistono, fanno parte del gioco e a volte si è costretti ad agire in determinate maniere pur di mantenere la rotta lungo la via che si crede essere giusta. Non gli avrebbe mai fatto una colpa se l'avesse denunciata, ma non lo ha fatto. L'ha protetta, come molti altri cercano di fare costantemente, come Exodus, come Legion, come Minoko, come If, come Galen, o Victor, o Andre. Ognuno con una maschera o senza, poco importa. Non è la maschera che fa la differenza è chi ci sta dietro, le ragioni che spingono a muoversi, a scegliere quali battaglie imbracciare e quali persone trascinare dietro la barricata. 
Quando le ha chiesto di smettere ha riso. Ha appena cominciato, dannazione, non può tirarsi indietro, non ora. Ora che sa di poter fare quel 'di più' che le era sempre stato precluso, ora che ha ottenuto la spinta, il primo movimento che mette in moto la macchina non può tirarsi indietro, tornare alla vita di sempre sapendo che c'è un modo per prevenire quello che invece fino ad ora era stata costretta a curare, non importa il prezzo. Sapere che lui si trova dall'altro lato della barricata non è nulla di piacevole, però è un punto di vista su cui fare affidamento, per trovare il giusto compromesso. 

I will prevent disease whenever I can, for prevention is preferable to cure.

Questo ha giurato il giorno in cui è diventato un chirurgo. Ed è la ragione dietro ogni scelta fino ad ora. Il motivo per cui non ha rifiutato la proposta di Julia di avere una tuta che potesse fornirle quella protezione che le mancava. Il motivo per cui ha scelto di farsi allenare, di imparare e ha lottato e ha sudato per arrivare ad assorbire le tecniche che Niall le ha trasmesso. Non può tirarsi indietro, non importa quale sia il rischio a cui va incontro. E per quanto le ricordino che il Basement va avanti in funzione di lei non può smettere di pensare che non deve e non può essere così.

I will respect the hard-won scientific gains of those physicians in whose steps I walk, and gladly share such knowledge as is mine with those who are to follow.

Ad Effie ha cercato di passare quello che sapeva, di condividere e non trattenere. L'ufficio al Basement è pieno di libri di medicina, consulti, compendi, opinioni anche discordanti perchè la scienza progredisce anche mettendo in dubbio il lavoro altrui, pur rispettandolo costantemente. E sul giornale, un trafiletto minuscolo in un angolo buio, dove la cronaca diventa l'unico punto di interesse per persone che non vedono altro che malessere attorno e devianza sociale, lei è lì. 18 anni, praticamente la sua intera vita in una macchina che non concede redenzione. 18 anni di rabbia contenuta in un corpicino dall'apparenza fragile. Eppure, nel rendersi conto che quel musino è finito in galera non prova delusione, nè risentimento. Le accuse non sono diverse da quelle che avrebbe ottenuto lei in condizioni simili, immagina. Il caratterino tenace, la lingua lunga, la propaganda e la forza d'animo, la determinazione e la collera che l'animano non sono prodotti di una società funzionante, ma di un sistema rotto, spezzato dall'ignoranza e dalla crudeltà. Iphigenia Clark è la reazione naturale del mondo a tutto quello che di ingiusto è scaturito da una guerra che ha visto sofferenza sotto ogni bandiera, colore e genere. Ha promesso di darle tutto quello che aveva, e non sa nemmeno se sia riuscita a farlo.

I will respect the privacy of my patients, for their problems are not disclosed to me that the world may know.

I segreti che ha raccolto, volente o nolente, continua a tenerli per sè fino a che non sarà costretta a fare una scelta. Julia e Legion. La taglia sulla sua testa, le minacce da parte di una maschera oscena che viene definito il capo del Sindacato. Da quando Darius non è più in circolazione si è posta molte volte il dubbio riguardo chi si sia accaparrato la sua poltrona. Ha allentato la presa, si è presa i suoi spazi e su quel numero non ha più ricevuto richieste, e da una parte è un bene. Fintanto che non sapeva poteva anche chiudere entrambi gli occhi, ma le cose hanno iniziato a diventare pubbliche, le facce che conosceva iniziavano a venire associate a crimini e non il genere per cui sarebbe riuscita a tacere ancora a lungo, motivo per cui non può che ringraziare ogni secondo se quel ramo è finito per seccarsi e cascare da solo. Però... Genesis e Legion non si toccano, così come non si toccano Clem e Julia sotto i loro gusci metallici. Lei sa che il segreto lo serva con assoluta cura. Sa che non c'è modo di riuscire a cavarglielo dalla testa, nemmeno con i poteri di cui alcuni sono disposti. Però il fatto che si sia insinuato un sospetto non lo digerisce. Non da parte di Julia, che continua a fidarsi nella stessa misura in cui lei fa altrettanto, ma è lo stesso: chi tradisce tuo fratello tradisce te. Egualmente tiene al sicuro il segreto di Niall, per quanto lo schiaffo di vederlo sotto il casco rosso ancora lo senta pulsare nel profondo, la consapevolezza che dietro una maschera di Patriot potrebbe esserci qualcuno a cui tiene la rende determinata più che mai ad evitare lo scontro con chi, di fatto, fa solo il proprio mestiere. Galen e Victor sono facce di una medaglia che ha scelto di chiudere in un cassetto. Gli incidenti alla manifestazione, la rapida escalation di violenza è qualcosa che ancora fatica a digerire nella maniera più assoluta però... non riesce e non può giudicare, se lei per prima non è priva di peccato. Non sarà la sua mano a scagliare alcuna pietra, mai, non importa quante ne vorranno lanciare a lei.

Most especially must I tread with care in matters of life and death. If it is given me to save a life, all thanks. But it may also be within my power to take a life; this awesome responsibility must be faced with great humbleness and awareness of my own frailty. Above all, I must not play at God.
Non approva. Gli impiccati lungo la via, le manifestazioni di violenza, l'assenza di pietà. Non è qualcosa che la vedrà mai schierarsi a favore. Non all'abuso, non al soppruso. Lo capisce, i compromessi, come ha detto Exodus devono essere fatti, scendere a patti con azioni discutibili pur di preservare la vita e la dignità, ma il confine è labile, a volte troppo. E quando Niall le ha chiesto di non diventare come loro non ha esitato a prometterlo. Perchè non deve e non può giocare a fare Dio con le vite degli altri. Come medico ha potere di vita e di morte, la vita di alcuni è nelle sue mani più di altri, ma restare con i piedi ancorati a questa promessa è il primo passo per non farsi contaminare da tutto quel che di orrendo c'è attorno a loro, restare umani, restare persone. Colpire per disarmare, neutralizzare e non uccidere. Meglio incassare un colpo in più che dover spezzare una vita, non importa quanto lurida o corrotta. La redenzione non è un impossibile. Improbabile in alcuni casi, ma non impossibile. E forse è per questo che continua a sperare, stupidamente, che Lui torni, che cambi idea, che riesca a vedere quello che vede lei. Nonostante la sentenza ad altri 20 anni, nonostante il destino abbia voluto impedirle di arrivare in orario al turno visite alla prigione e vedere la sua faccia contrarsi nella rabbia e nel risentimento - tanto per cambiare. Per sentirlo inveirle addosso perchè si espone troppo, perchè rischia troppo per lui. Mentre lui può mettersi a fare la guerra a Hammerhead e compagnia solo per difendere lei e Clem. Per la sua salute, per la sua vita che ha promesso di cercare di salvare. Il compromesso sta comunque nel tentare di salvare anche la sua anima, per chi ci crede. 

I will remember that I remain a member of society, with special obligations to all my fellow human beings, those sound of mind and body as well as the infirm.

If I do not violate this oath, may I enjoy life and art, respected while I live and remembered with affection thereafter. May I always act so as to preserve the finest traditions of my calling and may I long experience the joy of healing those who seek my help.


venerdì, maggio 11

L'Ombra

11.05.2027

Quando rimette piede al sicuro nel proprio covo fuori l'alba ha cominciato a scaldare i resti del Desert Side. Svestirsi dei panni di Neit inizia a diventare come uscire da una seconda pelle, una muta che ogni giorno ti stacca qualcosa di vecchio. In questo caso però è qualcosa di vecchio che è tornato prepotentemente a bussare contro lo sterno per venire fuori. L'incontro con Siren nella serata è stato il giusto epilogo di una giornata di menzogne. Prima Exodus, poi lei. Entrambi, come per Aletheia, visi conosciuti con cui è difficile costruire il personaggio, nascondere la reale natura dietro la maschera. Fortunatamente essere cresciuta con Mark e i suoi compari l'ha aiutata ad assimilare i modi spacconi degli attaccabrighe, riuscendo in qualche modo a delineare una personalità che non sia la propria, provocatoria, saccente - quello lo è anche lei a volte - manesca ma non senza una giusta motivazione. Se l'incontro con il Dottore, misticismo e occultismo a parte, è stato un sollievo sottile, quello con la Sirena ha lasciato una pulsante sensazione di malinconia al centro del petto. Aveva dimenticato che si sono conosciute solo per merito di Andre, e sentirlo uscire dalla sua bocca, quel nome, è stato come uno scoppio di pistola nel buio. Ancora non si era resa conto di quanto effettivamente bruciasse la distanza, così abituata a fingere e incassare, ad ingoiare e accantonare il dolore da non accorgersi di come, giorno dopo giorno, la mancanza di quel sorriso, di una spalla fraterna avesse scavato un solco profondo. 


Le spalle indolenzite le massaggia lentamente. Abituarsi a girare nella suit è qualcosa che inizia a fare senza lamentarsi, nonostante un'intera giornata con quella cosa addosso non sia come passeggiare in pantaloncini e maglietta, ma si fa quello che deve essere fatto. Non ha la forza di trascinarsi fino al South Side di nuovo, motivo per cui si infila una maglietta e se ne resta sulla brandina, richiuso Neit in un armadio, a giocare con i pezzi di ricordi raccolti nella sua scatola. Con la sigaretta tra le labbra e due dita di whisky in un bicchiere si chiede cosa penserebbe mai Andre di Neit. Ne sarebbe orgoglioso? Preoccupato? Scivola stesa sul lettino a fissare il soffitto, interrogandosi su come possa stare, se è davvero felice come lei spera che sia. E' così per tutti quelli che se ne vanno o che lascia indietro, la consolazione che almeno ne è valsa la pena perchè c'è qualcosa di meglio, di più bello, magari o semplicemente qualcosa che fa stare un po' meno male di prima. Infila le cuffie, chiude gli occhi. Ascolta in silenzio, scacciando la sensazione di solitudine che si fa largo come un tarlo nella testa. Non importa la strada intrapresa, non importa quanto lontani e distanti, prima o poi si rivedranno ancora e dovrà essere al meglio per quel giorno. Nel frattempo però può sorridere del fatto che la sua ombra ancora aleggia.




When we were young
We were the ones
The kings and queens
Oh yeah we ruled the world
We smoked cigarettes
Man no regrets
Wish I could relive
Every single word

We've taken different paths and traveled different roads
I know we'll always end up on the same one when we're old
And when you're in the trenches and you're under fire I will cover you

If I was dying on my knees
You would be the one to rescue me
And if you were drowned at sea
I'd give you my lungs so you could breathe

I've got you brother
I've got you brother
I've got you brother
I've got you brother

Oh brother, we go deeper than the ink
Beneath the skin of our tattoos
Though we don't share the same blood
You're my brother and I love you, that's the truth

We're living different lives, heaven only knows
If we'll make it back with all our fingers and our toes
5 years, 20 years come back, we'll always be the same

If I was dying on my knees
You would be the one to rescue me
And if you were drowned at sea
I'd give you my lungs so you could breathe

I've got you brother
I've got you brother

And if we hit on troubled water
I'll be the one to keep you warm and safe
And we'll be carrying each other
Until we say goodbye on our dying day

Because I've got you brother
I've got you brother
I've got you brother
I've got you brother

If I was dying on my knees
You would be the one to rescue me
And if you were drowned at sea
I'd give you my lungs so you could breathe

Oh oh oh, oh oh, oh oh
Oh oh oh oh oh, oh oh, oh oh
Oh oh oh, oh oh, oh oh
Oh oh oh oh oh, oh oh, oh oh

I've got you brother
I've got you brother

martedì, maggio 8

Broken people

E’ solo quando varca la soglia di casa, di ritorno da Old Town, che la consapevolezza si fa strada tra le vertebre, pungendo fredda come una lama. La via che dalle zone del centro città portavano a casa le sapeva a menadito, ma da quando la Thorne ha deciso che il Pocket doveva diventare la sua vetrina per la città al di fuori delle lustre strade della City non riconosce più nulla. Giusto qualche vicolo, qualche insegna. Il portone è rimasto lo stesso ma le cose attorno sono cambiate. Fortunatamente casa sua è più verso il Fiume, non vede il parco, il palazzone pieno di uffici papabili, l’aria che si respira è ancora quella stantia di un tempo. Butta le chiavi sul mobiletto, nella ciotola con gli spicci, i foglietti dei take away cinesi, thai, fusion, italiani, vecchie spillette e bossoli di pistola. C’è silenzio, di quelli immobili, spezzati solo dal chiacchiericcio che sale dalla strada sotto casa, ragazzini non diversi da com’era lei alla loro età, raccolti a dividersi una birra, fumare una sigaretta, farsi una canna. Si affaccia al vetro umido, la pioggia ha trascinato le temperature verso il basso ma non abbastanza da dare fastidio ed impedire agli ormoni galoppanti di manifestarsi nei vicoli appiccicosi.

La prima cosa che fa è recuperare i cellulari, quello proprio per avvisare Aaron di essere a casa e ringraziarlo, quello usa e getta per informare altri che è andata e tornata, apparentemente senza conseguenze. Si lascia andare sul divano, la finestra socchiusa, la penombra a disegnare contorni lunghi a causa di un lampione che proietta la luce fredda dentro la finestra. Il vecchio orologio a muro di Nan ticchetta lento, il tempo sembra dilatarsi accompagnato dal gorgogliare di due dita di whisky che riempiono un tumbler sufficientemente capiente. Piano piano cerca di ripetersi mentalmente quello che ha raccontato alla Force, ricordarsi dove potrebbe aver inciampato, esitato troppo, se può esserle scappato qualcosa di troppo. Cerca di ricordarlo per scrivere un messaggio all’avvocato, condividere quello che ha detto cercando di tenere a mente i consigli: essere disponibile e discostarsi dall’uso della violenza. Quello è stato semplice. Accompagna il bicchiere alle labbra e non può fare a meno di sentire la voce di Gordon incrinarsi. Che non abbia accettato la sua mano non l’ha toccata troppo ma la rabbia che lo ha mosso all’ultimo, dietro la facciata di compostezza fredda e cortesia imposta l’ha fatta vergognare. Lei non era a China Town, ma non può fare a meno di chiedersi cosa avrebbe provato lei al posto dell’Agente Incaricato a vedere un amico morire senza poter fare nulla. Stringe le labbra, scacciando dalla testa l’idea che avrebbe potuto assistere a qualcosa di simile accadere a Clem o a Victor, a Galen anche per quanto il medico pessimista resti comunque un ricordo distante prepotentemente entrato a testa bassa nella sua vita negli ultimi giorni. Quella è stata la sua esitazione, affermare di non conoscerlo, o di non ricordare di averlo incontrato probabilmente non è sembrato abbastanza convincente. L’usa e getta che vibra la fa scivolare stesa sul divano, lo schermo a cristalli proietta la luce verdastra diretta nelle pupille. Il messaggio lo prende per uno scherzo, ci spera con tutta sè stessa che sia uno scherzo, motivo per cui la risposta è altrettanto scherzosa. 

Solleva lo sguardo, la tenda che si muove genera ombre che la fanno sussultare. Non ha dimenticato le parole iniziali dell’agente Mercier, di come il suo nome sia già apparso altre volte nelle indagini della SCF. Non è mai stata eccessivamente prudente, fino a che si tratta di lei, il rischio valeva la candela ma ora? Ora che fin troppe persone sono entrate nella sua vita? Ora che non è più sola come crede ma c’è gente che si danna se rischia stupidamente, gente che si espone per proteggerla deve rivedere necessariamente il modo in cui affronta la quotidianità. Prestare più attenzione, tenere un profilo basso. Se già la visita all’Ambulatorio da parte della SCF non fosse bastata a metterle addosso una certa pressione, il rendersi conto della facilità con cui qualcuno abituato a raccogliere voci di strada possa arrivare alla Clinica con la scusa di una cura l’ha messa sul chi vive. Non solo Niall, di cui non ha smesso di fidarsi nonostante sia stata messa al corrente del suo segreto, non solo Aaron che ha coinvolto in buona fede e che si ritrova con le mani legate e il biasimo stampato nella retina, ma chissà quanti altri. 

- E’ solo questione di tempo.

Beve un sorso più lungo, riflettendo sul come ha impiegato le proprie energie fino a questo momento. Gli scambi di sms anonimi tra telefoni non registrati continuano a distoglierla, di tanto in tanto, da quello che martella il cervello. Si ritrova a fissare lo schermo interdetta, colta in fallo da una battuta che la vede effettivamente scoprire una necessità che non credeva di avere. Scola il bicchiere e se ne versa un secondo senza esitazioni, sospirando. Le dita incastrate tra le ciocche che hanno perso di ordine e compostezza, il bel vestito indossato per sembrare una persona per bene scivola leggero sulle gambe snelle, piene di segni e cicatrici che non lasciano troppo all’immaginazione, passate e presenti. Il dorso della mano premuto a schermare gli occhi scuri, resi lucidi dalla vampata di calore che non ha il retrogusto del whisky ma è imbarazzo, puro e semplice. Sa che non può chiedergli di vedersi, per quanto vorrebbe, è pericoloso e la sensazione di non aver chiuso la partita è ancora prepotente in petto. Non che lei abbia fatto nulla personalmente, ma nel momento in cui proteggi consapevolmente qualcuno, diventi automaticamente colpevole. E’ così che funziona, e il senso di nausea le conferma di sentirsi esattamente così, colpevole, buona fede o meno. Tira su col naso, richiamando la risposta a video quando arriva per sentirsi chiudere la gola istantaneamente. Se da una parte sa che non ha nulla da pretendere, da chiedere, dall’altra c’è una parte di lei che vorrebbe implorare di mandare tutto affanculo, di non andare, di restare con lei pur sapendo di avere il tempo contato, e di non poterci fare niente. L’aveva messa in guardia. L’aveva avvertita, eppure da un lato sembra essere l’unica cosa naturale, non rifuggire l’inevitabile, abbracciarlo e farlo proprio fino a che è possibile perchè tanto la vita finisce per tutti e ad avere paura non si campa più. 

Però non smette di avere paura. La sente arrampicarsi lungo la schiena come un brivido freddo. Paura di non essere abbastanza, di non riuscire a fare la cosa giusta e anzi, di essere causa di qualcosa che va storto, come la sera della manifestazione. Avrebbe dovuto levare la pistola a Clem, avrebbe dovuto impedirle di farsi picchiare, e forse non sarebbe successo tutto quel casino. A guardarsi indietro avrebbe potuto fare tante cose meglio, scegliere strade differenti, risparmiare a sè stessa e ad altri, soprattutto, una serie di sfortunate coincidenze. L’alcol non aiuta a pensarla meglio. A pensare che se solo potesse tornare indietro... ma non può, non ha alcun potere, umana come ha deciso anche il tanto odiato tampone. Umana senza sconti. Umana fragile che si è fatta lanciare dalla cima di un palazzo da Irina Voronin senza riuscire a lasciarle niente più che un graffio. Che ha deciso di nascondere la faccia dietro una maschera per cercare di fare qualcosa di più, perchè ormai di preservare la vita delle persone non basta. Non a questo mondo. E poi è finita irrimediabilmente a schiantare il muso contro un uomo cheè tutto tranne che ideale, di cui sente un bisogno viscerale che non riesce ad esternare in maniera normale, finendo per insultare e ringhiare invece di... comportarsi normalmente. Si rigira sul divano, sapendo di non avere alcuna chance di dormire perchè i pensieri infestano la mente e non le danno respiro. Non cell’ha con nessuno di loro, non con Niall, non con Aaron, non con Clem o con Galen, o con Gordon, o la SCF, o i Patriots o Victor. Ma non può fare a meno di avercela con sè stessa per il continuo sperare e credere che ci sia un modo per cambiare le persone, le cose, gli eventi, il corso della storia. Ce l’ha con sè stessa quando si preoccupa per loro che si ficcano testa bassa nei guai convinti di poterne cavare qualcosa, convinti che sia l’unica strada. E quando le dicono che torneranno lei non può fare altro che aspettare e sperare, come un bravo cane che scodinzola dietro la porta senza avere coscienza del tempo che passa. Sarebbe più facile se così fosse, se non avesse idea o consapevolezza della merda in cui navigano. Era mille volte più semplice tenere tutti lontani, alzare i muri e cenare in compagnia dei fantasmi del passato. Niente batticuori, niente pianti ansiosi. Solo quella mestizia docile a cui bene o male tutti si lasciano andare, a cui ci si abitua in fretta e da cui non si esce più, come l’ipotermia. 

Si alza di scatto, incapace di stare stesa ancora, senza possibilità di vedere il sonno ma con la voglia di barricarsi dietro qualcosa che non manifesti la sua assoluta inferiorità e ogni sua debolezza. Prende le chiavi, si butta addosso la tuta gettando il vestito nella cesta dei panni sporchi e via, fino al pub sotto il Walt Whitman, una tappa, una birra o due, una partita a biliardo e poi di nuovo via, non con la sua macchina ma in compagnia di un amico che se ne torna nella North. E poi da lì un altro passaggio, per assicurarsi di non avere nessuno alle calcagna, scivolare nelle fogne, trovare la via giusta e chiudersi al sicuro in un guscio dove nessuno ha accesso tranne lui. I riflessi verdi e arancio le accendono lo sguardo. Indossa la suit ed esce, perchè dietro la faccia di Neit tutte le preoccupazioni vanno a farsi fottere. 




[Rag'N'Bone Man:]
We're broken people now
We're burning out
So cold and bleeding now now now
Gonna let you down
We're broken people now
We're broken people now

[Logic:]
Tell me that I won't ever be nothin', ain't that somthin'?
I've risen from the bottom
I got 'em eyes on the prize and inside 'em
Damn right I overcame, y'all know the name
We similar but never been the same
Everybody, yeah they know the name
Right now, we'll make it some how
We'll make it some way
Yeah you know we gon' get it today like
I'm all on my own now
I won't ever let you down
Won't let you down down down

Yes I've been through it
They know I do it for the people
I'm fighting so we be equal
For my son and my sequel
And anybody who listenin'
In they system like venom
I get in 'em and spread visciously
This is me

[Rag'N'Bone Man:]
We're broken people now
We're burning out
So cold and bleeding now now now
Gonna let you down
We're broken people now

[Logic:]
We back at it
Young Logic, the rap addict
Giving it every part of myself on the real you would think that I'd be asthmatic
Allergic to your bullshit, yeah that's right I done had it
Real all the time, if you rep it get it tatted right now
This right here a vibe right now
I am too alive right now
I'm alive right now
Come on feel the vibe right now
Feel the vibe
Feel the vibe
Feel the... feel the... feel, feel the... feel the vibe

Yes I've been through it
They know I do it for the people
I'm fighting so we be equal
For my son and my sequel
And anybody who listenin'
In they system like venom
I get in 'em and spread visciously
This is me

[Rag'N'Bone Man:]
We're broken people now
We're burning out
So cold and bleeding now now now
Gonna let you down

Broken we ain't beaten
There's no glory in defeat
We won't fall into the cracks between our streets
We're broken people now
We're broken people now

We're broken people now
We're burning out
So cold and bleeding now now now
Gonna let you down
We're broken people now

venerdì, aprile 13

Treasure chest



10.04.2027


La brandina cigola sotto il sedere, le gambe incrociate accolgono una vecchia scatola di latta, di quelle in cui il padre teneva gli attrezzi per arrangiare la moto, sbeccata, arrugginita ma ancora buona. All'interno, sopra una pila di foto consumate, appoggia il libro in cui ha pressato i fiori che Jenny le ha regalato, perchè non è riuscita a rinunciare, a vederli sfiorire e perdere petali, bellezza, freschezza. Sua madre lo faceva sempre, ogni fiore regalato veniva attentamente trattato, ci voleva pazienza, calma. Ce l'ha messa tutta per mantenerli belli nonostante i colori si siano scuriti, le sfumature miste si siano inevitabilmente corrotte, restano vividi nella memoria di un bel gesto che non è passato inosservato, nemmeno per sbaglio. Sul libro appoggia la cartolina arrivata il giorno dopo San Patrizio, senza niente scritto, solo l'indirizzo di casa e un leprecauno sbronzo con una battuta di spirito che le ricorda dolorosamente come sia ancora aperta una ferita il cui pulsare si fa meno intenso a mano a mano che la sua resistenza aumenta. Il dubbio che possa essere stato suo fratello a mandargliela per il suo compleanno - considerate le candeline infilate nel culo del soggetto ritratto - le solletica la nuca come un fastidio da cui non riesce a liberarsi, ma finisce accantonata e messa da parte assieme alle cose belle, le foto da bambini, tra i ricordi buoni. Come quel biglietto che rigira tra le dita e che odora ancora di waffles. Non è triste, nemmeno amareggiata. Le ci sono volute almeno una decina di riletture per rendersi conto del fatto che Andre se ne fosse andato e non può nemmeno rinfacciarglielo. In fondo gli vuole bene, e come ogni persona a cui ha davvero voluto bene, quando se ne vanno lo accetta, abbassa la testa, abbozza e incassa, perchè lei se n'è andata tante volte pensando di fare la cosa giusta per gli altri o per sè stessa. Se si incazzasse sarebbe ipocrita e almeno questo glielo deve. Così mette quel biglietto nella scatola assieme ad un sottobicchiere consumato rubato al Two Heads. Certo la colazione aveva un sapore un po' amaro stamattina nonostante tutto, ma passerà come passa ogni cosa.

Si allunga, prende una bottiglia di whiskey e si versa due dita, spaziando sulla stanza silenziosa attorno a sè. Nessuno sa che sotto la sua clinica ha un posto segreto e protetto, ed è proprio lì che porterà il regalo tardivo di compleanno che le ha promesso Legion. La suit resterà chiusa in un armadio, perchè deve essere al sicuro e protetta per poter proteggere quelli che ama.

Lì sotto terra c'è un mondo di cose taciute, alcune le rimpiange un po'. Rendersi conto che Andre si è incamminato lontano da dove lei può vederlo le riporta alla mente tutto quello che avrebbe voluto confidargli, perchè è così che si fa in una famiglia: niente cazzate, niente bugie.

Avrebbe voluto dirgli che è stata fortunata con i fratelli, perchè per quanto se ne vadano sempre lontani e spariscano, non può recriminare sul fatto di essere stata amata. Avrebbe scelto lui su tutti per confessare che sì, ha paura, e sì, sa perfettamente che le cose come le fa lei sono pericolose. Che sì, le manca suo figlio più di qualsiasi altra cosa ma che sa che è felice, ora forse un po' meno che suo padre è in missione in Medioriente ma è abbastanza piccolo da passare anche questa, indenne. Che ogni tanto, quando rientra a casa ed è vuota e silenziosa, la voglia di piangere è più della voglia di bere. Che lei non è tagliata per salvare il mondo ma cazzo qualcuno ci deve pur provare no? E' solo un passo, un tentativo. Che lo sa, che a furia di tendere la mano e accogliere la gente prima o poi la pugnaleranno alle spalle, è già successo, ha un paio di cicatrici sulla schiena proprio per quello. Per ricordare che un coltello nella manica è sempre dietro l'angolo ma se dovesse preoccuparsi ogni volta di quello che non vede, vivrebbe nella paura e no, non ci sta a viverci. Che ogni sbaglio che ha compiuto in vita propria ha sempre portato a cose buone, nel bene e nel male, e che non smetterà di fare sbagli. Avrebbe voluto rivedere il campionato nuovo con lui, in un pub nella South, a bestemmiare dietro l'arbitro o gli avversari, a scolarsi le pinte come se non ci fosse un domani sapendo che poi entrambi sarebbero dovuti tornare ai rispettivi lavori, quali che fossero. E, sopra ogni cosa, avrebbe voluto sapere cosa lo rendeva triste nelle sere da solo, cosa quel gene lo aveva reso capace di diventare, a parte il rimanere sempre il suo little brò.

Sorseggia dal bicchiere, scivola sulla lingua come velluto, caldo. Infiamma la gola e la porta a stendersi, chiudere gli occhi e lasciar andare le lacrime, perchè sì. Perchè lì sotto può farlo. Piangere, strepitare, urlare. Nessuno lo saprà mai. Andre di certo non lo saprà quanto le mancherà. Respira, le dita corrono lungo la gola scoperta, chiudendosi in una presa salda che le scarica un brivido irrequieto, con un'immagine vivida che emerge, prepotente. Drizza la schiena di scatto, allontanando la bottiglia per sommergersi nel piumone e restare al buio per un po', ad allontanare un viso che si allaccia tra altri, intruso consapevole.

Una volta che il cuscino si è bevuto tutte le lacrime ritorna semplicemente allo stato iniziale, quello a cui si è adeguata da quando ha iniziato a perdere pezzi di cuore appresso a quelli che ha amato. Va bene così, alla fine, perchè ha imparato presto che la vita ti concede poco tempo, un giro di clessidra al massimo e di quel tempo devi prendere tutto il possibile: amare intensamente ogni secondo, ogni faccia che passa e se ne va, ogni scontro e ogni incontro. Non importa quanto male possa fare un addio, almeno quella scatola è piena. Piena di vita vissuta e non sprecata, piena di ricordi e meno di rimpianti, piena di persone che si portano via un pezzo di lei, senza però lasciarla abbattuta o indebolita: si è costretti a diventare più forti per non farsi sfaldare come polvere nel vento. E poi, presto o tardi, sa che li reincontrerà, in questo mondo o nell'altro.



Sometimes I get tired of waking up on my own,
And sometimes I feel like I want to go home,
But the cars they keep on driving,
Down a road that doesn’t seem to end.

So we’re following arrows and the flight of the crow,
Living wide screen but what good is it though,
When life gets narrower the further you go,
Suns set before they rise.

It’s there in the shadows where nobody goes,
It’s there in the dark but what good is it though,
It’s a vanishing point on a shimmering road,
And there when I close my eyes.

Sometimes its hard to know the way to go,
When the waters rise around you,
And the fire rages down below.

So we’re following arrows and the flight of the crow,
Living wide screen but what good is it though,
When life gets narrower the further you go,
Suns set before they rise.

It’s there in the shadows where nobody goes,
It’s there in the dark but what good is it though,
It’s a vanishing point on a shimmering road,
And there when I close my eyes.

oh oh oh oh oh
oh oh oh oh oh

Cos we’re bullets and we’re fired from shotguns flying through birthdays and new years,
Yeah we’re rolling stones but the moss keeps growing round our hearts and our eyes and our ears,
Cos we’re bullets and we’re fired from shotguns flying through birthdays and new years,
Yeah we’re rolling stones but the moss keeps growing round our hearts and our eyes and our ears.

So we’re following arrows and the flight of the crow,
Living wide screen but what good is it though,
When life gets narrower the further you go,
Suns set before they rise.

It’s there in the shadows where nobody goes,
It’s there in the dark but what good is it though,
It’s a vanishing point on a shimmering road,
And there when I close my eyes,
There when I close my eyes,
Only there when I close my eyes.